Come una programmazione adeguata può generare profitti e “benessere aziendale”
Nel corso dei prossimi 3-5 anni si stima che il 20% delle aziende italiane si troverà ad affrontare la delicata fase del passaggio generazionale. Questo fenomeno riguarda principalmente le medie e piccole aziende nate dai primi anni 70 in avanti.
Ma cosa si intende esattamente per passaggio generazionale e cosa comporta?
Il passaggio generazionale riguarda la fase della vita di un’impresa in cui l’imprenditore si trova a dover o voler gestire il trasferimento dell’azienda di famiglia ai propri successori in modo da garantirne la continuità. Oltre al passaggio di capitali ha dunque anche aspetti organizzativi e di know how aziendale.
Inoltre poi, accanto ai risvolti aziendali di tipo gestionale e patrimoniale entrano spesso in gioco componenti di tipo personale, emotivo e familiare.
La combinazione di tutte queste esigenze, di cui alcune difficilmente gestibili dal punto di vista razionale, può incidere negativamente sui risultati aziendali e diventare perfino un fattore di crisi per l’impresa.
Le statistiche ci fanno osservare, infatti, come solo poche aziende sopravvivono alla prima generazione e pochissime arrivano alla terza.

Quali sono le ragioni di tali conseguenze?
In primis, la sottovalutazione di questa fase aziendale e la mancanza di una adeguata e tempestiva pianificazione del passaggio generazionale.
In realtà la successione generazionale va considerata come un vero e proprio progetto da realizzare. Questo in quanto deve strutturarsi nella fase progettuale, mappatura dei rischi, identificazione dei tempi, valutazione dei soggetti coinvolti e degli obiettivi.
Oggi, la normativa mette a disposizione molte soluzioni giuridiche per poter gestire le varie fasi con ragionevole grado di controllo e verifica periodica del processo.
Come tutte le criticità, anche il passaggio generazionale può divenire una opportunità. Infatti, se gestito in modo consapevole e strutturato si può arrivare a parlare di profitto generazionale.
Prima di avventurarci ulteriormente sul tema del passaggio generazionale, occorre fare una breve digressione sull’aspetto successorio. Infatti la successione generazionale potrebbe essere indotta precocemente da eventi esogeni e indipendenti dalla volontà dell’imprenditore. Senza un’adeguata pianificazione successoria si potrebbe arrivare al fallimento dell’impresa o all’abdicazione forzata.
Volendo poi passare a considerare la gestione del processo suggeriamo fondamentale porsi due domande principali:

Passaggio generazionale vuol dire necessariamente tramandare l’azienda alla famiglia?
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In alternativa, anche in considerazione della dimensione aziendale e del settore di attività, non è forse più vantaggioso pensare alla vendita dell’azienda e/o all’inserimento di un management esterno, anche a tempo?
Il passaggio generazionale classico è quello che avviene con il trasferimento tra il padre imprenditore e il figlio. Quando questo accade il processo richiede un complesso di valutazioni che non possono essere affrontate dall’imprenditore in autonomia. Ciò in quanto entrano in gioco i fattori indicati in premessa, quelli di tipo personale e familiare che rendono difficile un adeguato distacco e quindi una gestione obiettiva del processo.
Spesso infatti gli aspetti formali e giuridici vengono sottovalutati a favore di quelli prettamente aziendali come la conoscenza dell’attività e l’esperienza.
Per passare la mano, anche gradualmente, occorre creare i presupposti al fine di evitare che il passaggio dell’azienda comporti anche il passaggio di problematiche fiscali e penali legate a operazioni effettuate con eccessiva semplificazione.
Per non parlare, come si diceva prima, di perdita della continuità aziendale in termini di strategia. Non di rado tali cambiamenti possono condurre ad una crisi di impresa con tutte le problematiche connesse a responsabilità per amministratori e soci.

Un’adeguata pianificazione, invece, permette di individuare la strada migliore per la realizzazione di un passaggio generazionale a valore aggiunto.
Senza generare perdite all’impresa, ma creando un vero e proprio processo di re-startup aziendale.
Alcuni casi trattati hanno riguardato:
- il passaggio generazionale volontario con la piena partecipazione dell’imprenditore e degli eredi;
- il passaggio generazionale realizzato mediante una nuova realtà esterna all’impresa oggetto di passaggio, ma sinergica o affine o addirittura in concorrenza, ma con canali distributivi diversi affidata all’erede o agli eredi per poi ricondurre tutto ad un’unica realtà.
Ovviamente, per entrambe le soluzioni, occorre una consapevole partecipazione delle parti in gioco adeguatamente assistite da professionisti e consulenti per lo studio e l’applicazione del piano di passaggio.
Senza un tale supporto il passaggio può essere solo traumatico comportando danni interni all’impresa e ai principali stakeholder quali: banche, fornitori e clienti.
Quali sono i rischi del passaggio generazionale?
Riepiloghiamo allora qui di seguito i principali rischi della successione generazionale:
- sovradimensionamento (strutturale-organico-mancanza di organizzazione);
- figure chiave che possono approfittare della fase di passaggio per far valere il proprio potere contrattuale nell’impresa;
- sotto-capitalizzazione;
- crisi di liquidità;
- impreparazione delle nuove leve;
- individuazione dei ruoli e dei contrappesi.

Il piano industriale dedicato da mettere in atto deve contenere tutte le valutazioni necessarie alla gestione del passaggio per garantire la continuità aziendale, come: un business plan, un’analisi dei rischi e delle opportunità.
In tal modo, il percorso diventa più semplice per tutte le figure coinvolte delineando un percorso chiaro per il successore e rendendo più fluido il suo inserimento nella gestione.
Un altro aspetto importante da considerare è quello riguardante la capitalizzazione.
Le piccole e medie imprese, infatti, sono spesso sotto-capitalizzate. Cioè un capitale di rischio (mezzi propri) inadeguato rispetto alle reali esigenze economico – gestionali dell’impresa stessa.
Questo fenomeno non solo causa instabilità finanziaria, ma anche scarsa credibilità dell’impresa agli occhi delle banche e dei creditori.
Anche a questo proposito, consigliamo di programmare gli investimenti, in considerazione dell’imminente passaggio generazionale. Quindi di ponderare attentamente quando è il momento ideale per investire e, soprattutto, quanto capitale impiegare.
Dal punto di vista finanziario, il passaggio generazionale di un’azienda potrebbe cadere in un momento di scarsa liquidità. In genere a causa dello sfasamento temporale tra incassi e pagamenti ed in presenza di affidamenti e finanziamenti non adeguati, l’azienda potrebbe trovarsi in mancanza delle risorse disponibili.
È essenziale quindi tenere sotto controllo il conto economico ed in particolare le varie voci di costo e ricavo di un certo periodo.
Opzioni vincenti possono essere quella del ricorso ai Minibond o il favorire l’ingresso di nuovi soci che conferiscano ovviamente capitale, secondo il principio dell’Equity.
Cosa ti consigliamo di fare in questa situazione

Per garantire la continuità aziendale un buon imprenditore deve allora acquisire la capacità di sviluppare un piano successorio completo in modo da trasformare i rischi in plus per l’impresa.
Un progetto a tutto campo tocca ambiti diversi e necessita di competenze integrate, ma allo stesso tempo fortemente specializzate.
Diventa allora complesso per l’imprenditore trovare in alcune figure tutte le risposte e il supporto adeguato.
Per questo BFA Sistema ha sviluppato il servizio di consulenza per la successione aziendale che fa perno su un Team Multidisciplinare.
L’imprenditore può essere supportato e dialogare con un unico consulente sfruttando però le competenze di diversi professionisti specializzati ognuno nella propria disciplina.
Se sei interessato a conoscere di più sul “piano di successione aziendale”, contattami all’indirizzo mail bifolco@bfamail.com